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Capitolo 26

Riassunto

Il capitolo XXVI si apre con Don Abbondio che cerca di rispondere alle domande del cardinale Federigo che diventano sempre più incalzanti. Infatti, sul curato, pesa un'altra grave accusa: quella di non avere sposato i due promessi. Don Abbondio chiede a Federigo cosa avrebbe potuto fare se non comportarsi in questo modo. Il cardinale, in un primo momento, risponde che avrebbe dovuto fare il suo dovere e sposarli, poi, che invece avrebbe potuto chiedere l'intervento del suo vescovo. Ma Federigo non vuol fare l'inquisitore: ha capito di quale stoffa sia il curato e pur non perdonandolo, lo conforta a sperare e lo esorta alla resistenza in nome dei grandi valori della religione: la vita nostra deve essere misurata e valutata non sullo sfondo delle cose terrene ma di quelle eterne dell'aldilà. Dall'Innominato intanto giunge al cardinale una lettera con cento scudi: dovranno servire per la dote di Lucia. Ma questa, messa alle strette, ora rivela alla madre il voto: la esorta alla pazienza e a mandare la metà della somma a Renzo. Di Renzo nello Stato di Milano nessuno sa niente, nemmeno il cardinale riesce a sapere qualcosa. Questo perché Renzo, avvertito che era ricercato dalla polizia di Venezia incaricata da quella di Milano, aveva su suggerimento del cugino cambiato nome in Antonio Rivolta e cambiato filanda.

Spazio e Tempo

Il capitolo è ambientato il sabato 16 dicembre al paese degli sposi con il colloquio tra il cardinale e don Abbondio, domenica 17 dicembre con Lucia che parte per andare a stabilirsi nella villa di Donna Prassede, martedì 19 dicembre con Agnese che va a trovare Lucia che sta partendo con Donna Prassede per passare l'inverno a Milano.

Sequenze

In questo capitolo sono presenti 3 sequenze:

  1. Il capitolo si apre con il colloquio tra il Cardinale e Don Abbondio.
  2. Nella seconda sequenza c'è l'incontro tra Agnese e Lucia, prima che Lucia parta per Milano.
  3. Il protagonista di questo capitolo è Renzo, che è ricercato da parte del cardinale, da parte di Agnese e da parte di don Gonzalo. Lui da quando era arrivato nel bergamasco aveva cambiato il suo nome per non farsi riconoscere.




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