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Capitolo 28

Riassunto

Il narratore si accinge a rievocare i grandi eventi storici che coinvolgeranno i personaggi del romanzo. Riprendiamo il racconto della storia milanese dal tumulto si San Martino, egli osserva che le disposizioni delle autorità che hanno stabilito il prezzo politico del pane e della farina conducono la popolazione ad un consumo senza risparmio che aggrava la condizione di scarsità delle scorte. Le leggi cercano di portare dei correttivi e minacciano gravi pene ai trasgressori finché, intorno alla data dell'esecuzione dei quattro disgraziati ritenuti responsabili del tumulto, quella tariffa violenta viene abolita. Ma ormai le condizioni della carestia sono gravissime e il narratore, sulla scorta delle relazioni del tempo, intende farne un ritratto. Il lavoro è fermo e Milano è ridotta ad un indicibile spettacolo. Ai mendicanti di mestiere si aggiungono i nuovi poveri dei ceti ridotti in miseria: garzoni, operai, servitori licenziati ed anche bravi. Ma il peggiore spettacolo è offerto dai contadini che dalle campagne si riversano nella città, nella speranza di un qualche sussidio o elemosina. Le morti diventano sempre più frequenti. Numerosi sono però anche i segni della carità: sia quella dei singoli, sia quella organizzata in grande dal cardinal Federigo, che aveva scelto sei preti che girassero per la città e soccorressero i casi più gravi. Ma il bisogno è così diffuso che la carità è costretta a scegliere e non basta a portare un rimedio sufficiente. Il contrasto tra ricchezza e povertà, caratteristico del secolo, è ora attenuato, perché i nobili mantengono solo un'apparenza di parca mediocrità. In tali condizioni si profila il pericolo di contagio. Dopo molte esitazioni viene deciso di concentrare tutti gli accattoni nel lazzaretto, un edificio costruito precedentemente per accogliervi gli ammalati di peste. Quelli che vi entrano volontariamente sono pochi, pertanto si ricorre alla costrizione. Nel lazzaretto le condizioni di sovraffollamento, di mancanza d'igiene e di promiscuità rendono ancora più penosa la convivenza e la mortalità aumenta. Il provvedimento viene così annullato e la città torna a risuonare dell'antico lamento. Intanto però è pronto il nuovo raccolto: i contadini tornano al loro lavoro, cessa la carestia e la mortalità diminuisce. Ma si profila il nuovo flagello della guerra. Gli intrighi diplomatici tra i grandi, dopo aver posto fine all'assedio di Casale, portano l' esercito imperiale a percorrere il Milanese per recarsi all'assedio di Mantova. Le truppe di Lanzichenecchi, soldati di mestiere che lo compongono, portano con sé la peste, ma le autorità sottovalutano questo pericolo. Rimosso per i cattivi successi della guerra, don Ponzalo lascia Milano accompagnato dagli scherni del popolo che lo incolpa della fame sofferta sotto il suo governo. Come tutti gli eserciti del tempo, anche quello tedesco pratica il saccheggio dei paesi che incontra nel proprio tragitto e la sua discesa attraverso la Valtellina e la Valsassina porta terrore e distruzione.

Spazio e Tempo

Il capitolo è ambientato nella primavera del 1629.

Sequenze

In questo capitolo sono presenti 3 sequenze:

  1. La 1° sequenza ci riporta alla sommossa milanese di san martino, in cui il narratore dice di rifarsi agli storici del tempo.
  2. Nella 2° sequenza chiarite le cause della carestia, il narratore descrive lo spettacolo desolante dove emerge la presenza del cardinale borromeo che si prodiga ad aiutare gli affamati. Tali condizioni precarie porteranno alla propagazione di una terribile epidemia che il Manzoni descrive attraverso le immagini del lazzaretto(ospedale per gli appestati). Le condizioni di sovraffollamento portano a un aumento della mortalità. Si profila la speranza di una ripresa in quanto cessa la carestia e diminuisce la mortalità.
  3. Nella 3° sequenza attraverso un'analessi, il narratore ci informa di un altro flagello: la guerra in cui Don Gonzalo e gli altri potenti sono descritti come dei burattini che non sanno prendere decisioni. Il capitolo si chiude con il racconto della discesa dei lanzichenecchi (soldati mercenari) che porteranno distruzione e peste.




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