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Capitolo 31

Riassunto

Nel capitolo 31 Manzoni mette in evidenza il comportamento di una popolazione spaventata. La peste agisce generalmente in poche ore, a volte di più, ma comunque in tempi brevi, portando rapidamente alla morte dei contagiati. In pochi casi si guarisce e allora si è immuni. La peste provoca la degenerazione delle ghiandole linfatiche in bubboni (da qui il nome, peste bubbonica). Vengono organizzate riunioni all' aperto per pregare insieme Dio che faccia scomparire questa terribile malattia, il che, invece di fermare la diffusione di questa malattia, la accelera, perché la gente sana stando a contatto con quella malata, veniva contagiata facilmente. Gli abitanti iniziano addirittura a pensare che ci sia qualcuno che di proposito diffonde la malattia, gli untori. In realtà gli untori non esistono, ma si sono verificati casi in cui il popolo, spinto dalla disperazione, ha deciso di uccidere qualcuno sospettato di aver diffuso intenzionalmente la peste. Un esempio è il vecchio che fu ucciso perché in Duomo, prima di sedersi, aveva spazzolato la panca sporca con il cappello, ed era stato accusato di star spargendo la malattia.

Spazio e Tempo

Il capitolo è ambientato tra l'ottobre 1629 e il maggio 1930 a Milano.

Sequenze

In questo capitolo sono presenti 2 sequenze:

  1. Nella 1° sequenza il narratore dichiara di interrompere il filo della storia per dare spazio ad avvenimenti che riguardano la peste che era scoppiata e aveva spopolato buona parte dell'Italia.
  2. Il medico Settala, che aveva curato i malati di peste del 1576, aveva informato le autorità, ma nessun provvedimento era stato preso. A marzo la malattia aumenta e solo allora si comincia, in modo poco efficiente, ad agire. La peste non viene più negata, ma non si pensa ad essa come dovuta a cause naturali, si attribuisce invece a operazioni diaboliche e si instaura la figura dell'untore.




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